LUZZI Sergio
Biografia:Nasce nel 1960 a Rieti, dove riceve i primi insegnamenti artistici che lo portano a diplomarsi presso il locale Istituto d'Arte. Laureato a Roma in Lettere e Filosofia presso la I Cattedra di Etnologia dell'Università "La Sapienza", prosegue l'intimo percorso di ricerca e di crescita artistica che lo porterò a realizzare numerose personali sia in Italia che in Europa.
Critica:
La vastità della produzione di questo artista da origine ad un variegato percorso creativo, percorso che sfocia, per esempio, nel filone dei "Volti" in cui linee e colore si intrecciano e si sovrappongono, dando forma a volti stilizzati. Ne nasce una sequenza di espressioni e posizioni diverse che, compenetrandosi a vicenda, scandiscono il ritmo della tela, in un continuo trasformarsi ed incastrarsi in un puzzle immaginario che racchiude i sentimenti negativi e positivi del vissuto quotidiano. Gli sfondi, quasi sempre monocromi, mettono in evidenza i colori accesi e decisi delle figure in primo piano, esplosioni cromatiche che rendono vivo il quadro. Gli intrecci di volti umani, simili a maschere del teatro greco e romano, che grottesche, si confondono l'una nell'altra, creano piramidi, sfondi, tondi e forme geometriche complesse, in un labirinto di espressioni e stati d'animo che, nel loro gioco di sguardi e fusioni, ricordano, per certi versi, alcune opere di Haring, proprio per quel loro aggrovigliarsi l'una sull'altra. Come nel grande murales "modulare" che narra, snodandosi lungo la parete con sporgenze e rientranze in sequenza, le vicende affabulanti d'una corte, d'un principe geloso e d'una principessa libertina, le cui storie si dipanano all'infinito proprio grazie al nuovo concetto introdotto dall'artista nel quadro: la "modularità organica". L'avvilupparsi di queste immagini in un crescendo emotivo, coinvolge lo spettatore portandolo alla sublimazione del proprio spirito; come moderni totem e imponenti piramidi queste opere avvicinano il contemporaneo alla sapienza artistica degli antichi Maya e degli Egizi, rielaborando in modo nuovo ed originale un passato lontano. Una laurea in antropologia e l'originale creatività di questo artista fanno si che le sue opere possano essere poste in un contesto universale, senza essere mai inopportune ed adattandosi ad ogni tipologia di pensiero. Libera da ogni categorizzazione , l'arte di Sergio Luzzi di la possibilità di poter viaggiare nel passato e nel futuro contemporaneamente, perchè, seppur la figurazione di questa serie possiede forti rimandi a culture di molto precedenti alla nostra, crea comunque uno spiraglio su un futuro ancora non definito e per questo caotico , non delineato nelle sue forme che lentamente stanno prendendo vita scindendosi le une dalle altre. Dalla serie di "grafiche" traspare una personalissima rielaborazione della realtà spesso inespressa, raffigurata attraverso silouhette semplici e complesse ad un tempo; pochi tratti, marcati dal nero deciso del carboncino a delineare imponenti "figurine" sbeffeggianti; solo semplici "schizzi"? Mere "esercitazioni manuali" come afferma l'artista? Non si direbbe! Sono delle vere e proprie opere compiute, che si impongono, con carattere all'occhio e alla mente di chi osserva; monito o beffa per chi guarda, comunque sempre autoironiche, perchè prendersi poco sul serio fa bene all'animo. Da un raffinato cultore di jazz, non poteva mancare una serie dedicata agli strumenti musicali tutti, dal classico piano, allo xilofono, compreso il gong e gli archi, per citarne solo alcuni. Pezzi davvero unici, pieni di vitalità tanto da voler uscire dal proprio confine di carta, unendosi insieme per suonare qualche "mitico pezzo" di Louis Armstrong, Bill Coleman, Duke Ellington e degli altri grandi; un fremito li attraversa tutti, li rende vivi e, sebbene alcune pose siano innaturali, risultano ugualmente credibili, essendo espressione di ciò che un vero musicista ha nel profondo: estro e un po' di sana follia! Un accenno alla spersonalizzazione di questi uomini, senza volto, è doveroso. Per Piarandello, ognuno di noi porta una maschera per coprire la propria vera essenza e per poter essere ogni giorno una persona diversa, così, in queste opere, l'assenza dei connotati del volto, che rendano riconoscibile il personaggio, voluta dall'artista, può essere interpretata, come la completa liberazione dell'essere umano dalla prigionia dovuta alle convenzioni e alle falsità che la società impone, scoprendo così un volto "universale", privo d'identità, che possa ad un tempo, esprime tanto la propria gioia per la libertà conquistata, quanto il rammarico per la propria individualità perduta!Questo è mistero insoluto che l'artista lascia in sospeso!
Quotazione delle opere in via di definizione.
Estratto dalla produzione artistica:
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